La Trilogia del Mistero e "La tela del Diavolo"
Iniziamo da "La Trilogia del Mistero"
Non ho nessuna remora ad ammetterlo, decidere di scrivere un libro, di per se è già un azzardo, partire da una trilogia poi è completamente folle, ma a mio discapito confesso subito che non avevo iniziato con quell'intento, nel modo più assoluto!
Il tutto è venuto da se, esattamente come poi si sono scritti da soli i romanzi.
Il misfatto è partito da un interessante libro di Igor Sibaldi "Il Frutto Proibito della Conoscenza" e in particolar modo dall'immagine che l'Autore fornisce del "Diavolo".
Diavolo non visto come "anticristo" o "principe del male", ma piuttosto come l'antichissimo "Signore delle Porte", incarnazione della paura verso l'ignoto e in conseguenza del nuovo che ci troviamo di fronte. Timori fortemente radicati nella nostra anima. Sibaldi poi forniva anche alcune chiavi per vincere questa paura atavica scomodando personaggi e testimonianze che, partendo dalla Bibbia e dai Vangeli arrivavano sino alla fiaba di Biancaneve, passando da Prometeo e Merlino.
A questo punto però devo fare un'altra confessione, e rivelare una mia profonda educazione religiosa dovuta a una serie di collegi e istituzioni religiose che mi hanno coinvolto a vari livelli dalla prima elementare alla seconda Magistrale.
Quindi la parola "Diavolo" e di conseguenza il successivo concetto dei "Sette cieli", non solo mi erano estremamente familiari, ma li avevo già sviscerati più volte sotto diversi punti vista... anche se non sempre ortodossi.
Affrontare quindi il tema del "Diavolo", come espressione della paura inconscia che ognuno ha delle proprie segrete passioni e del dover nel medesimo tempo confrontarsi con i timori dell'ignoto, mi aveva intrigato non poco.
Così, a poco a poco erano apparsi nella mia immaginazione personaggi che nel tempo avevano assunto sempre più solidità e consistenza e l'idea di narrare una storia dove individui normalissimi, immersi nella concreta realtà di tutti i giorni, venivano bruscamente messi a contatto con la "spiritualità", mi trascinò nella brulla valle della scrittura.
Ma ormai ero partito e anche se quasi subito dovetti ammettere che non solo non ero assolutamente attrezzato per quel viaggio, ma che non avevo neppure la minima idea di dove andare, continuai ugualmente ad andare avanti.
Nacquero così i personaggi di Michele Barovier e della fidanzata Vanessa Dalla Vigna, uno Professore al Liceo Artistico, l'altra dirigente di Banca, prossimi a consolidare la loro unione e di conseguenza a pianificare nel modo più ragionevole e sensato il loro futuro.
Sull'altro versante invece, dovevo rappresentare la 'spiritualità' e visto che il Diavolo che avevo in mente non era propriamente quello dei Vangeli, optai per una spiritualità alternativa e mi vennero in aiuto contatti ed esperienze con il mondo della "Wicca", noto movimento culturale e spirituale legato ai valori fondamentali della natura.
Ed a rappresentarlo tirai in ballo Marija Gimbutas, un'archeologa e linguista lituana esperta di culture del neolitico e dell'età del bronzo dell’Europa Antica, che con i suoi libri sul 'Mito e culto della Dea madre nell'Europa neolitica', mi aveva tempo prima affascinato.
Ma riproporla nel mio romanzo non aveva senso, così la sdoppiai e diedi vita alle sorelle Jimbutas, Carlotta e Lilith, seguaci della Wicca e profonde conoscitrici dell'ignoto.
Ormai il salto l'avevo fatto e nel romanzo erano entrate due streghe, anche se anche loro non esattamente rappresentanti del comune concetto di "Strega".
Ma questo squilibrava il racconto, portandolo pericolosamente sulla strada dell'occulto.
Così lo bilanciai con la scienza! Più o meno.
Arraffai quindi a piene mani dalla fisica quantistica, tirando in ballo Hugh Everett III e la sua teoria sui "molti mondi" e Einstein con l'esperimento del 1943 nel porto di Filadelfia sulla nave militare Eldrige.D.E.173, aprendo la strada a mondi paralleli e a macchine del tempo.
A quel punto avevo creato un equilibrio tra mistero, spiritualità, magia, scienza e banalità quotidiana.
Più di un argomento di discussioni alla mia cena immaginaria.
Soddisfatto, lasciai quindi che il romanzo si finisse da se, e lui, senza alcuna pietà, attinse a piene mani dal profondo dei personaggi, trascinando alla luce paure, passioni, sesso, amore, odio.
Nel caso vi interessasse sapere come termina la storia potete sempre leggerla! Il titolo del primo libro è "La tela del Diavolo".
A quel punto però, avevo sì in mano un romanzo completo, ma che apriva però la strada a un successivo ragionamento.
Avevo dato il via all'incontro inaspettato di individui normalissimi, sia con il mondo dell'occulto che con quello della fantascienza, che come ben sappiamo finisce sempre più con il trasformarsi in scienza corrente alla velocità della luce, e la domanda che mi venne spontaneo pormi fu: "ma se ho scritto una storia dove i personaggi hanno dovuto prima scoprire e accettare realtà e concetti 'diversi', che storia potrei narrare con gli stessi personaggi quando invece questi ne sono già consapevoli? "
E lì nacque l'idea della trilogia.
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